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Dolomiti Bicisport

Cosa spinge un gruppo di 8 amici Fiorentini ad affrontare un giro come il Gran tour del Monte Bianco ancora non l’ho capito…..ma sicuramente quello che abbiamo fatto quest’estate è esattamente la sintesi dell’unione e l’amicizia che ci lega.

Sogni nell’esplorare un territorio ancora poco battuto dal turismo di massa, in sella alla tua MTB, in compagnia dei tuoi amici di sempre. E’ anche la voglia di affrontare qualcosa di diverso e da sempre immaginato, da ricordare come un avventura e non come la solita girata domenicale. Sì, perché i nostri itinerari attorno a Firenze, sono senz’altro belli ed impegnativi ma questi giri in MTB in alta montagna sono di quelli che diventano memorabili e presenti nei ricordi per mesi e mesi.

Memorabile anche perché rimane un viaggio impegnativo che necessita di un buon allenamento e di buone capacità tecniche. La preparazione precedente al Tour, le serate passate alla ricerca del percorso e dell’equipaggiamento tecnico migliore, sono il prologo per il lento avvicinamento all’avventura.

E poi, più che pensieri sono emozioni, talmente forti che paiono indescrivibili: può essere che ci siano persone totalmente “indifferenti” a questo tipo di sentimento, ma i bikers non rientrano di sicuro in questa categoria. Chi ama il contatto quanto più diretto possibile con la natura, chi ha il gusto per le cose semplici, e per la vita vera, fatta di relazioni umane, non può che convenire che quest’avventura sia un magnifico concentrato di tutto ciò. Qui di seguito un breve resoconto .

Premessa: i posti tappa sono stati prenotati in anticipo in considerazione del periodo (metà luglio) e del numero dei partecipanti (9), ci siamo altresì avvalsi del prezioso aiuto di un amico non ciclista che ci ha portato i bagagli ai posti tappa con un furgone.

1° giorno
Partiamo da La Thuile. Tutti partono da Courmayeur, noi no. Perchè a noi piace fare il gioco duro e perchè gli altri non conoscono il vallone di Chavannes e non sanno cosa si perdono a non transitare da lì. 12 km di salita che dai mt.1441 di La Thuile ci portano al Col de Chavannes mt. 2603, punto più alto di tutto il giro, una terrazza sotto la punta del Bianco e di fronte al ghiacciaio del Miage ad una distanza che ti sembra di toccarlo.

Ci buttiamo giù per una discesa ipertecnica che taglia a zig-zag il fianco roccioso della parete per arrivare nella parte più alta della Val Veny (mt. 2000). Si attraversa, chi in un modo chi nell’altro, il torrente di fondovalle e si riparte subito in salita dura per il Col de la Seigne mt. 2514 con l’ultima parte di dislivello completamente ricoperto di neve. Inizia una lunga discesa facile in territorio francese fino a Ville des Glaciers mt. 1789. Qui decidiamo di rispettare il piano di viaggio stabilito a Firenze e svoltiamo in salita per un tracciato, di solito non battuto dagli altri equipaggi, che ci doveva portare al Col du Bonhomme e da lì scendere nella valle di Les Contamines nei pressi di cui si pensava di aver prenotato per la notte, in realtà il posto era ben più lontano del previsto.
Beh! Le cose non sono filate lisce come pensavamo. Abbiamo sbagliato strada; ad un bivio, non segnalato, abbiamo tirato diritto per mt. 900 di dislivello salvo poi accorgersene una volta arrivati in una conca chiusa da nevai e pareti. Per cui girate le ruote siamo scesi fino a… già fino a dove? Non si sa, perché a questo punto eravamo finiti fuori cartina ed erano già le 16. Non vi tedio più di tanto: è finita che siamo andati a letto a mezzanotte passata dopo che verso le 20 abbiamo realizzato di essere ancora lontano una cinquantina di km dal residence e quindi mettendo da parte l’orgoglio siamo riusciti a farsi venire a prendere dall’amico col furgone. Morale: munirsi di cartine che coprano tutto il percorso, sperare che i colli da attraversare non siano coperti da eccezionali nevicate ed avere più fortuna nel trovare posto per dormire.

2° giorno
Tutta un’altra storia. Da qui in avanti è filato tutto liscio complice un clima sfacciatamente bello e nessun tipo di incidente.
Una volta ritornati nella valle in cui si pensava di passare la notte (20 km per arrivarci) si affronta una salita bella dura, all’inizio asfaltata, che da Bionnay mt 1100 porta al Col de Voza mt. 1653. Sosta ristoratrice in un punto dove transita un trenino a cremagliera che sale verso il M. Bianco (Nido delle Aquile). Noi invece scendiamo nella valle di Chamonix e la attraversiamo tutta fino ad Argentiere-Le Tour mt. 1252 dove alla stazione di impianti di risalita parte una strada sterrata che porta al Col de Balme mt. 2204. Essendoci documentati sapevamo che la pendenza non sarebbe stato uno scherzo per cui metà di noi prendono coraggiosamente i biglietti per la cabinovia e l’altra metà… no. Una possibilità alternativa consiste nell’ usare la funivia fino alla stazione intermedia e poi seguire il sentiero che porta al Plan des Reines e poi al colle . Foto di rito e poi una discesa al fulmicotone ci porta ai mt.1300 di Trient. Siamo in Svizzera, ancora mt.250 di dislivello per arrivare al Col de Foclaz dove ci aspetta una spartana sistemazione per la notte.

3° giorno
Inizia il giorno meno faticoso del giro. Eccezion fatta per la prima ora abbondante durante la quale dobbiamo camminare lungo un sentierino di mezza costa che comunque ci fa salire di mt. 500 passiamo la giornata a scendere. Ovviamente anche qui ci sono tratti di discesa che vogliono vedere l’uomo in viso come si suol dire, ma le soste per il panorama e per la bibita si sprecano, compresa quella per il pranzo in riva al lago di Champex mt.1466. Si continua a scendere fino ad Orsieres mt. 900, punto più basso di tutta la gita, dove alloggiamo per la terza ed ultima tappa.

4° giorno
Finale con il botto. Risaliamo tutta la val Ferret svizzera per asfalto fino a Ferret mt.1700 dove poco sopra inizia la sterrata che ci porterà fino al Rif. La Peule mt.2071. Da qui in poi tutte le relazioni consultate davano il proseguimento a piedi fino al Col du Gran Ferret mt.2537 da dove si rientra in Italia. Condizioni di eccezionale innevamento a parte possiamo dire di averla fatta per gran parte del tracciato pedalando, come pure tutta la discesa, cosa in alcuni punti veramente non semplice, che ci ha riportato ad Arnouva mt.1769 in val Ferret. Qui ci siamo posti la domanda: “fare o non fare la balconata?”. Trattasi di un lunghissimo single-track che taglia a metà il fianco della montagna dirimpettaia del massiccio del Bianco col risultato che stai per ore ad tiro di schioppo dal versante sud delle Grandes Jorasses prima e del M.Bianco poi in un continuo sali scendi, anche molto duri e piuttosto tecnici, sempre restando attorno ai 2000. Arrivati al rif. Bertone il gioco finisce. Vediamo i tetti di Courmayeur 800 metri sotto di noi; li raggiungiamo dopo una discesa infame che in alcune relazioni veniva presentata come divertente (c’è il modo di scansarla). Da lì a Prè St.Didier dove ci aspetta il mitico furgone di appoggio è un attimo. Doccia nella fontana della piazza del paese e la strada del ritorno a casa è davanti a noi.

Monte Bianco, 11-14 luglio 2013

Gabriele Tatini – Alessandro Del Bene – Saulo Bambi –Alessandro Carrai – Jacopo Mealli – Luca Venturi – Massimo Passalacqua – Luigi Martelli – Maurizio Vergelli (DRIVER)

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